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"Il Tessitore di Ombre" di Simona Affabile (4.8 su 5)

Il romanzo si apre apparentemente come un fantasy investigativo, ma è molto di più. Beatrix, protagonista e narratrice in prima persona, non è solo La Vampira guerriero per eccellenza, ma rappresenta molto di più. È un condensato di emozioni, sofferenze e verità umane nascoste dietro una maschera di finta alterigia. Ne è la prova ciò che porta dentro di sé: il demone che tenta di soggiogarla ad una volontà che appartiene ad entrambi ma che lei cerca di combattere, ed è anche l’elemento che più ho amato di quest’opera (e ce ne sono davvero molti di elementi splendidi ne “Il tessitore di ombre”). Fhrea rappresenta la parte oscura dell’animo, quella che alcuni sanno riconoscere e controllare e che altri fanno invece finta essere inevitabile; è una parte dello scibile umano, in apparenza la parte peggiore e che ognuno potrebbe percepire in sé come negli altri. Non ci si può liberare del proprio demone personale e lo sentiamo parlare con chiarezza attraverso il linguaggio dell’egoismo: Beatrix ci mostra, nelle emozioni che l’opera ci propone, quanto sia difficile coesistere con noi stessi e con le possibili scelte dettate da un “io” più profondo di quello che mostriamo. Ma a cosa serve nell’opera? Ne giova la complessità psicologica della protagonista, ma viene esaltato anche l’aspetto di tutti gli altri: perché immaginiamo che ognuno di loro possa avere un simile dissidio interiore – se non peggiore – di quello a cui è legata Beatrix.

Ottimo l’impianto magico: molte regole, buone idee e tanta ma tanta complessità. Non di rado la magia rende il lavoro dell’autore molto più difficile, è un’arma a doppio taglio: più è presente e più si rischia di cadere nel banale, magari con soluzioni alla “Deus Ex Machina” che risolvono situazioni/scene che tengono col fiato sospeso con un semplice colpo di bacchetta. In questo romanzo, e nonostante la magia sia molto usata e parecchio potente, ciò non avviene. Capita in qualche caso che rappresenti un intralcio – seppure non direttamente – oppure un’arma a doppio taglio per i personaggi. E questo rende le cose davvero interessanti. Insomma: tanta magia, sì, ma usata come si deve.

Lo stile non tradisce gli altri aspetti: è fluido, leggibile, permette una lettura senza sbadigli e – cosa non da poco – usa di tanto in tanto un interessante “trucchetto” magico per i flashback. L’ho apprezzato, perché l’autrice (e non solo in questo caso) è riuscita a stupirmi.

Nessuno spoiler del finale, per carità, ma dopo la prima metà del testo esiste il cambiamento – l’evoluzione – non soltanto dei personaggi, ma del romanzo stesso. Sì, perché il fantasy investigativo allarga il proprio respiro a fatti del passato che tornano a fare i conti con il presente, a fatti che riguardano il destino dell’intero continente Wirlamor e dei suoi abitanti. Si rendono più evidenti le lotte intestine a chi vorrebbe il potere per sé, alla ricerca di libertà – o uguaglianza sociale – di fazioni più deboli, alla messa in azione del meccanismo dell’eletto. Sì, esiste un eletto, un prescelto, e qualcuno potrebbe già sentirsi annoiato all’idea: e invece no. Perché prende forma un prescelto non stereotipato e che convince per la propria evoluzione forse perché relegato ad un ruolo non troppo centrale, ma invece funzionale alla storia. Anche qui complimenti all’autrice.

Ma le complessità che mi portano a pensare che questo romanzo sia destinato anche (ma forse soprattutto) ad un pubblico maturo, sono anche altre. Esiste una contrapposizione tra magia e religione, uno studio alle spalle del testo che ha portato l’autrice a rendere evidente un mondo che seppure convivente nella magia più sfarzosa si divide ostinatamente tra chi crede in una divinità superiore che tutto può controllare e chi invece no. Questo accade proprio per la totale assenza di un Deus Ex Machina che tutto può e tutto provvede, rendendo il romanzo un continuo spunto di domande (almeno per me) sul “cosa accadrà?”.

Esiste inoltre una logica divisione di razze e status sociali, all’interno delle quali vi è un’ulteriore divisione: diverse tipologie di maghi, di vampiri, di uomini bestia (i mengal) il tutto – ovviamente – a rendere un’ulteriore divisione di tali fazioni.

Non mancano i colpi di scena, i risvolti sentimentali, tanta azione pura e – cosa non da poco – un’ottima coerenza generale della storia e dei personaggi. Niente sembra lasciato al caso, e nonostante la grande quantità di eventi e attori in campo, niente e nessuno sembra buttato lì a caso per rimpinguare il calderone. Ecco, questo è un libro complesso (molto!) ma scritto come si deve, e che rende per questo il lettore partecipe della storia per qualità e varietà di personaggi, luoghi, eventi e risvolti psicologici. Chi cerca un romanzo complesso dovrebbe leggere questo libro, ma anche chi crede di aver scritto un libro complesso dovrebbe leggerlo, almeno per avere un esempio pratico di cosa dovrebbe fare.

_EOT

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Speculative fiction author about horror, thriller, fantasy and sci-fi
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Published with Smol Pub