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"Jerome La Crus: Il Mezzovivo" di Daisy Franchetto (5 su 5)
Un fantasy con un pizzico di sci-fi, introspezione e tanta azione
Non è scontato per me, ma “Jerome La Crus: Il Mezzovivo” mi ha conquistato e spiazzato per la qualità del testo, l’abbondanza di idee e uno stile scorrevole (letto in tre/quattro giorni).
All’inizio pensavo si trattasse del “solito” fantasy un po’ banale: perché le prime pagine parlano della “solita” profezia e il destino e l’eroe e l’equilibrio e vabbè.
E invece non è così.
Un Mezzovivo, un pipistrello, una bestia, una maschera e tanto – ma tanto – di più. Personaggi e visioni delineate con cura in un intreccio di eventi che non danno respiro, che si fanno scoprire in uno stile dove l’autrice riesce a combinare complessità di trama (e concetti) e scorrevolezza di lettura.
La complessità generale. Ecco, qui bisogna fare un appunto: questo libro non è per nulla facile. Ogni personaggio ha la sua storia, ogni evento ha il suo sotto-evento che lo ha scatenato: richiede attenzione per non perdere la bussola, ma il risultato è favoloso, un libro sopra la media.
L’Ovoide. Sono rimasto folgorato dalla struttura spazio-tempo creata dall’autrice, dalla coerenza con cui sono mostrati livelli e dimensioni: è rappresentato “semplicemente” dall’Ovoide. Non c’è bisogno di spiegarlo troppo: bisogna leggerlo. Tutto sarà così semplice e così complesso, e tutto nello stesso momento.
La trama si snoda tra salti spazio/tempo, paradossi temporali e l’avventura dei protagonisti, ma non solo. Ci sono alcuni riferimenti ai libri della serie “Io sono Lunar”, e questo potrebbe far pensare che il lettore digiuno delle precedenti opere della Franchetto sia in difficoltà per mancanza di informazioni. E invece no. Lo ammetto: mi piacciono i riferimenti a diversi libri, ma non sono sempre facili da “sopportare”. In questo l’autrice, con pochi e mirati dettagli, fa capire tutto il necessario e (cosa non da poco) ti fa venire voglia di leggere la serie “Io sono Lunar”.
L’anello debole. Se proprio devo trovare un difetto all’ottimo lavoro svolto in questo libro lo potrei indicare (secondo me) nelle scelte degli intrecci amorosi. Nulla di grave, e c’è da dire che il lato romantico non è basilare in questo romanzo, ma rispetto a tutto il resto è forse prevedibile, anche se non evitabile. In generale il senso e che sia una scelta dell’autore il non aumentare di almeno 80/100 pagine un romanzo solo per una sottotrama non necessaria; lo capisco bene e per questo il mio giudizio generale non cambia.
Il fulcro dell’opera è “La paura”. Paura del proprio io, del passato e (anche) del futuro, resa con maestria sia a livello introspettivo che esteriore. Ormai sembra banale parlare della paura (è inflazionata da tanti e bravi autori) e spesso si ricorre all’horror o al thriller per renderla al meglio, ma il livello ottenuto in questo fantasy è davvero, ma davvero, notevole. E come ci riesce? Attraverso i personaggi. Ho amato ognuno di loro: caratterizzazione fisica e mentale, punti di forza e punti deboli, il loro modo di accettare lo scorrere degli eventi senza forzature. Credo che i personaggi siano l’elemento migliore.
_EOT
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