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"Natura Matrigna" di Bellard Richmont (3.5 su 5)
Ringrazio l’autore che mette a disposizione questo racconto in modo del tutto gratuito.
"Natura Matrigna" è un racconto sviluppato in circa quaranta pagine - ripeto - è gratuito, ma nonostante questo l’ho trovato molto curato sia nell’idea di base ben ragionata che nella stesura pratica, quest’ultima priva di errori formali e/o refusi. Complimenti quindi per lo sforzo nel fornire ai lettori un prodotto a cui vale la pena avvicinarsi.
Parto dall’idea che “Natura Matrigna” è il racconto di una scoperta di sé, nato da un evento e seguito da un crescendo emotivo in cui il protagonista affronta - o cerca di affrontare - la propria naturale e irreversibile evoluzione. Evoluzione in positivo o in negativo? Niente spoiler, ma dal mio personale punto di vista può essere letto in entrambe le possibilità: l’espediente dell’imprevisto, delle sovrapposizioni di intenti, sono spesso un caso che non possiamo decidere. La moneta non resta mai in verticale come la neutralità è schiacciata dalle due facce del bene o del male.
Le scene sono esposte in uno stile volutamente complesso: una visione onirica della realtà dove il lettore trattiene il fiato fino all’ultima parola della frase, dove è facile restare confusi tra realtà e finzione come tra vita e morte. Interessante il linguaggio del protagonista, che si divide (un po’ come fa la trama con il bene e il male o con il sogno e la realtà) tra un linguaggio altisonante e un linguaggio da ragazzino di terza media. A mio avviso un esperimento ben riuscito di contrapposizioni, in cui l’autore rende il meglio di sé nelle descrizioni evidenziando la parte emotiva del protagonista e delle comparse in gioco. Non c’è esagerazione: benché sia un racconto horror non arriva allo splatter nudo e crudo, forse qui l’autore ha voluto tirare un po’ il freno, non lo so, ma può essere un punto a favore per chi non ama le scene troppo forti.
Veniamo al punto su cui ho avuto più dubbi, ma può (o deve) essere letto in duplice chiave: a mio avviso il protagonista non è completamente in contrasto con sé per un vero e proprio tormento interiore, ho invece avvertito ma una sorta di accettazione del destino che altri hanno scelto per lui: quasi gli piace, quasi ne è appagato. Lui ha già deciso secondo me.
Una leggerezza? Uno studio poco approfondito nel carattere del protagonista? Forse. O forse no. In un’altra chiave di lettura l’autore potrebbe aver voluto rendere evidente il male dell’accidia negli eventi o del cambiamento sé: lo vediamo fin troppo spesso in questo millennio. Se è questo ancora più complimenti per un lavoro che consiglio di leggere.
_EOT
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