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"Un altro giro di smorfia #1" di Tania Dejoannon (4.5 su 5)

Una serie di racconti, dall’horror all’urban fantasy, che mi ha colpito per qulità e coerenza di stile. Promosso a pieni voti.

L’idea di base è già splendida: un racconto di genere per ogni numero della smorfia, dove l’autrice sceglie dove e quando con uno stile molto personale, identificabile in introspezione e azione.

Molto può dipendere dal proprio gusto: in alcuni racconti il lettore dovrebbe essere già collaudato e maturo per affrontare il suo stile, ma non solo: trama, descrizioni e dialoghi possono essere affilati come lame. Ma è un piacere da leggere.

Tutto avviene in modo naturale, è questo l’elemento che mi ha sorpreso più di ogni altro: il bene o il male sono trattati dal punto di vista del personaggio, e non della morale dell’autrice. Lei si è messa completamente a disposizione dei suoi personaggi: non li ha falsati con una morale che può essere definita giusta o sbagliata. È come nella vita, quando qualcosa accade la si assorbe e soltanto dopo si reagisce. In questo i personaggi sono qualcosa di davvero vivo, come non avevo letto da parecchio tempo e ringrazio l’autrice di questa “sincerità”.

Dal mio personale punto di vista sono dei veri capolavori: il viaggio onirico del “56: La caduta” e del “48: Il morto che parla”; della stessa intensità ma in modo diverso, più viscerale e meno mentale: il “14: L’ubriaco” il “60: Si lamenta” questi a pari merito con l’urban fantasy “76: La fontana” che tutti dovrebbero leggere.

Un gradino più in basso per intensità emotiva ma della stessa qualità: “44: Il carcere” e “22: Il matto”.

Molto particolari, e che in qualche modo mi hanno lasciato un misto tra nostalgia e commozione: il “72: La meraviglia” e il “77: Le gambe delle donne”.

Forse non tutti quelli che hanno letto questa raccolta di racconti saranno d’accordo, ma ho trovato nei racconti “5: La mano” e “2: La bambina” una minore intensità. Questi sono infatti i racconti più lunghi della raccolta e vengono fuori alcune incertezze dell’autrice (nulla di troppo grave), ma che in particolare nel “2: La bambina” ho trovato a tratti noiose. Si vede che l’autrice ha un po’ sofferto per trovare la quadra del racconto, alcune scene forse inutili per dare una coerenza che il lettore avrebbe comunque avuto chiara: sì, credo che per non rischiare l’autrice abbia dato poca fiducia al lettore, specificando “troppo” quello che era già in moto. Un buon racconto, che se fosse stato leggermente più breve non avrebbe perso nulla, anzi, ne avrebbe guadagnato. Considerazioni molto personali su un lavoro comunque ottimo. E aspetto il seguito!

_EOT

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Speculative fiction author about horror, thriller, fantasy and sci-fi
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Published with Smol Pub